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Il
carnevale più antico.
A
Foiano della Chiana in provincia di Arezzo, si svolge uno dei più
antichi carnevali d’Italia, nato nel 1866. A quell’epoca non
c’erano ancora carri veri e propri ma si svolgevano soltanto
delle scorribande di carrozze piene di gente mascherata. Nel corso
degli anni poi, questa manifestazione si è ingrandita, arricchita
ed anche trasformata, sono nate le bande folcloristiche, le
piccole orchestre, tante burle e tanti scherzi…. Oggi invece ci
sono i carri allegorici e tanti gruppi di persone, ogni anno,
fanno gara per aggiudicarsi il premio del carro più bello. Il
lavoro è veramente febbrile, segreto assoluto, riunioni notturne
per non far trapelare progetti e idee….
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Un
salto a Ivrea
Comincia
il giorno dell’Epifania il famoso carnevale di Ivrea(To), quando
lo squillo dei tamburi della banda annuncia l’inizio della festa
e il passaggio delle consegne al nuovo “generale”, arbitro
della città in quei giorni. Sfilate in costume, presentazione
della “mugnaia, che deve essere una delle ragazze più belle
della città. Oltre al corteo storico, qui si svolge anche una
battaglia agguerritissima, quella delle “arance”!
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I
carri più famosi nel mondo….li troviamo a Viareggio
Viareggio
(Lu), ha forse il Carnevale più grande di tutta Italia, i carri
mascherati sono talmente enormi e grandi da far girare la testa e
la gente che si reca nella cittadina toscana per vedere il
carnevale dal vivo è davvero tantissima. Numerose le
manifestazioni insieme al carnevale: tornei di calcio, feste
rionali, fuochi d’artificio, balli in maschera …In quel
periodo la città si trasforma e pensa solo a divertirsi.
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Sartiglia
e Sartigliedda ad Oristano
Qui
una gara equestre dove
cavalieri al galoppo tentano di infilare con la spada una stella
forata sospesa al centro della strada, anche qui cortei storici in
costume e, a conclusione , la “ sartigliedda”, una gara per
bambini!
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Le
maschere più celebri

Quali
sono le maschere più famose? E quali caratteristiche hanno?
Arlecchino,
Brighella, Pantalone, Pulcinella, Colombina,
tipiche maschere italiane, sono personaggi del teatro popolare,
del 600 e del 700 Nascono dal teatro della strada, non hanno un
carattere ben preciso, recitano storie sempre uguali ma divertenti
di litigi fra padri e figli, di servi a volte molto furbi e di
amori spesso impossibili.
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Arlecchino
è originario di Bergamo, ha una maschera nera e una spatola di
legno, un carattere stravagante un po’ scanzonato, ma pieno di
furbizia e di coraggio: è un servo in continuo litigio con il suo
padrone.
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Colombina,
la fidanzata di Arlecchino, ha un vestito a righe bianche e blu,
ed è furba, allegra, maliziosa, un po’ pettegola.
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Meneghino
è la maschera milanese per eccellenza, porta il cappello a tre
punte, parrucca e codino, giacca lunga rossa e marrone, le scarpe
con la fibbia ed ha in mano un ombrellino rosa. Il suo nome è un
diminutivo di “Domeneghin”. E’ molto spiritoso è sempre
pronto a scherzare |
Pantalone
invece vive a Venezia, porta sempre le pantofole ai piedi e veste
molto semplicemente con mantello nero e cuffia; è nervoso e
rompiscatole, testardo e brontolone, avaro, attaccatissimo al suo
denaro. |
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Pulcinella
è
la maschera di Napoli. E’ un servitore come Arlecchino, ma il
suo carattere ha sfumature molto contrastanti: furbo, coraggioso
oppure vigliacco, gesticola tantissimo, porta un camice bianco
stretto da una cintura, una maschera nera che fa risaltare il suo
naso particolare e le rughe. Canta dolcemente e prende la vita con
allegria, senza prendersela troppo, è un grande mangiatore di
maccheroni. |
La
storia di GIANDUIA
Gianduia
è la più popolare maschera del Piemonte, il re di Torino durante
il Carnevale. Ma qual è la sua storia?
Gianduia nasce ad opera di un burattinaio che circa 300 anni fa,
aveva un enorme successo con il suo burattino chiamato
“GIRONI”, che in dialetto piemontese significa Gerolamo.
Ma quel nome faceva pensare a possibili allusioni antinapoleoniche (era il 1798 circa,e il fratello dell’imperatore Napoleone
si chiamava appunto Girolamo) e al burattinaio fu consigliato di
cambiare nome al suo personaggio… Benissimo, ma che nome dargli?
Mentre ci pensava, il nostro burattinaio scoprì a Callinetto,, in
un paese intorno ad Asti, un contadino simpatico , arguto e furbo,
un certo GIOAN d’la douja , così chiamato perché in qualunque
osteria entrasse chiedeva un boccale di vino (douja, in dialetto
piemontese). GIOAN vestiva con una lunga giacca marrone bordata di
rosso, portava in testa un cappello a tre punte,il tricorno, e
aveva un codino girato all’insù legato con un bel nastrino
rosso.
Il suo nome fu presto abbreviato in Gianduia, divenne un burattino
di grande successo e, in seguito, la maschera ufficiale di Torino.
Gianduia è quindi un galantuomo, di carattere allegro con buon
senso e coraggio, ama il buon vino e la buona tavola ed è il
personaggio sempre presente nelle feste popolari torinesi, dove
non manca neppure la sua fedele compagna Giacometta, con la quale,
nei giorni di carnevale, gira su una carrozza di gala e va a fare
visita ad ospedali, ospizi e ad ossequiare le autorità cittadine.
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La
leggenda del costume di ARLECCHINO.
C’era
una volta un bambino, chiamato Arlecchino, molto povero che
viveva con la sua mamma in una misera casetta.
Arlecchino andava a scuola e, per carnevale, la maestra organizzò
una bella festa e propose a tutti i bambini della scuola di
vestirsi in maschera.
I bambini accolsero l’idea con molto entusiasmo, parlavano dei
loro vestiti coloratissimi e bellissimi. Soltanto Arlecchino,
solo, in disparte, non partecipava
all’entusiasmo generale; zitto, zitto, in un angolino,
sapeva che la sua mamma era povera e non avrebbe mai potuto
comprargli un costume per quell’occasione!
Ma agli altri bimbi dispiacque vedere Arlecchino tanto triste, così
ciascuno di loro decise di portare alla sua mamma un pezzetto di
stoffa avanzata dai loro costumi colorati. La mamma lavorò tutta
la notte, cucì fra loro tutti i pezzi
diversi e ne fece un abito. Al mattino Arlecchino trovò un
bellissimo abito di tanti colori diversi. Così, alla festa della
scuola fu proprio lui la maschera più bella e più festeggiata…
e tutto questo grazie all’aiuto che i suoi compagni gli avevano
dato.
Così,
la leggenda ci racconta, nacque il costume di Arlecchino.
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